Belluno: Il Presidente della Provincia Padrin chiede gli autovelox ma la sicurezza stradale rimane solo un alibi.
- Altvelox Servizi
- 3 giorni fa
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Il Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin scrive al Ministro dei Trasporti Salvini per chiedere urgentemente l'omologazione degli autovelox. Richiesta che oltre a comprovare l'ignoranza in materia di questi politici ribadisce l'assoluta necessità di sistemare i bilanci in rosso dopo lo spegnimento di questi strumenti illegali.

La vera sicurezza negata e gli autovelox
Il Presidente della Provincia di Belluno, nonchè Sindaco di Longarone e Presidente della Fondazione Dolomiti - Roberto Padrin scrive a Salvini per chiedere con urgenza le omologazioni degli autovelox, troppi incidenti e troppe moto lungo la strada regionale 251 verso Val di Zoldo e Val Cellina, una situazione insostenibile dove alcuni media, sicuramente a lui vicino, hanno persino scritto che la popolazione sarebbe addirittura stremata e terrorizzata...
Dal nostro punto di vista invece la situazione è sempre la stessa, nessuna reale volontà personale e politica di ricercare la vera sicurezza stradale e una seria prevenzione degli incidenti, tanta demagogia, casse vuote ed elezioni alle porte, questo è quanto registriamo nulla di nuovo e vi spieghiamo il perche.

Vi abbiamo gia scritto come nella Provincia di Belluno non siano mai stati predisposti i piani di sicurezza delle strade, documenti che se attuati, come per altro obbliga l'articolo 36 del codice della strada, garantirebbero una serie di interventi sia sulle infrastrutture sia sugli interventi possibili per aumentare la sicurezza stradale di tutti noi. Ma siccome costa molto predisporli e non esistono sanzioni per le Amministrazioni inadempienti, dal 1993 nessuno di loro lo ha mai fatto.
Il tasso di incidentalità sulla strada verso il Vajont o Val di Zoldo, per fortuna non rappresenta un serio problema, gli incidenti registrati sono pochi e sporadici, forse un miracolo rispetto al numero elevato dei transiti turistici e commerciali che percorrono quella vecchia strada. E' un colabrodo con un semaforo che alterna il passaggio nelle gallerie da decenni mai sistemato, guardrail vecchi, pericolosi e non piu omologati, asfalto con buche ovunque, frequenti frane che occupano la carreggiata, sono la dimostrazione di una evidente trascuratezza sulla manutenzione e l'assenza di controllo.
L’indisciplina stradale è fuori controllo
Inutile negare che chiunque percorra le strade italiane con regolarità lo sa: la percezione di impunità ha generato comportamenti sempre più pericolosi e diffusi. Limiti di velocità ignorati, sorpassi azzardati, guida distratta dal cellulare, uso di alcool e stupefacenti. Non si tratta più di casi isolati, ma di un fenomeno culturale, un'abitudine radicata nella mancanza di controlli visibili e concreti.

E qui emerge il primo nodo critico: la drastica riduzione delle pattuglie delle forze di polizia tutte. In molte zone del Paese, soprattutto nelle ore serali e notturne o nei giorni festivi, non è raro che la presenza delle forze dell’ordine sia pressoché nulla. La deterrenza non può esistere se nessuno controlla, se nessuno ferma, se nessuno interviene e sopratutto se nessuno punisce.
Una pattuglia su strada non rappresenta solo un presidio di legalità: è un simbolo, una garanzia, una voce che può fermare, spiegare, ammonire, decidere. È un agente che può valutare una situazione complessa, distinguere tra una semplice infrazione e un comportamento realmente pericoloso. È la differenza tra un algoritmo che scatta una foto e un essere umano che salva una vita.
Ma le pattuglie impegnano uomini e conseguentemente risorse economiche che le amministrazioni locali e persino nazionali non hanno. Ed allora molto piu semplice chiedere gli autovelox pur sapendo che sono strumenti illegali e non potranno mai essere legalizzati, almeno con le attuali leggi.
La tecnologia non può sostituire la responsabilità
Autovelox che sistemano i bilanci ma non garantiscono la sicurezza.

Negli ultimi anni, la risposta delle amministrazioni è stata prevalentemente tecnologica: autovelox, telecamere, tutor. Strumenti utilizzati in modo distorto, talvolta ai limiti della legalità o completamente fuori dalle norme come abbiamo provato. I dispositivi non sono omologati, sono male segnalati, installati con lo scopo implicito di fare cassa più che di prevenire e fare sicurezza.
Ma soprattutto, questi strumenti non possono sostituire la funzione insostituibile del controllo umano. Un dispositivo elettronico non può accorgersi se un conducente è stanco, alterato o aggressivo. Non può leggere il contesto. Non può intervenire sul momento. E non può educare.
Affidarsi esclusivamente a questi strumenti significa rinunciare a una visione complessiva della sicurezza stradale. Significa spostare l’attenzione dalla prevenzione alla repressione cieca, dalla cultura alla burocrazia.

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