La grave violazione della legalità a San Donà di Piave: il caso degli autovelox privi di omologazione. Sindaco e Prefetto nuovamente denunciati.
- AltVelox
- 1 giorno fa
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Nel Comune di San Donà di Piave (VE) si sta consumando una situazione di grave inosservanza delle norme in materia di rilevamento elettronico della velocità, a danno dei cittadini e della trasparenza amministrativa. Il Sindaco pro tempore, Sig. Alberto Teso, nonostante la piena conoscenza della vigente normativa e delle ormai consolidate pronunce della Corte di Cassazione, continua a mantenere in funzione autovelox privi di regolare omologazione ministeriale, in violazione dell'art. 142 del Codice della Strada. Oggi lo abbiamo denunciato per la quarta volta.

La questione è tutt'altro che marginale: come chiarito in più occasioni dalla Suprema Corte (si vedano, tra le tante, Cass. Civ., sez. II, sentenza n. 10505/2024 e sentenza n. 29595/2022), l'omologazione degli strumenti di misura è condizione imprescindibile per la validità delle rilevazioni effettuate. In assenza di omologazione, i verbali elevati risultano giuridicamente nulli e privi di efficacia probatoria.
Nonostante questo quadro normativo e giurisprudenziale chiaro ed univoco, il Sindaco di San Donà di Piave ha dichiarato che intende persistere nell'utilizzo di apparecchiature illegittime, continuando cosi ad elevare verbali di contestazione che i cittadini saranno costretti a impugnare davanti ai Giudici di Pace. Tale comportamento non solo comporta un evidente aggravio economico per i destinatari delle sanzioni (costretti a sostenere spese legali e giudiziarie per vedere riconosciuti i propri diritti), ma configura una violazione grave dei principi di buon andamento, imparzialità e legalità che devono informare l'azione della pubblica amministrazione ai sensi dell'art. 97 della Costituzione.

A San Donà di Piave la legalità sembra essere diventata un optional.

Il sindaco Alberto Teso, infatti, in nome di una presunta "sicurezza stradale", prosegue imperterrito a sanzionare i cittadini, ignorando le normative vigenti e, di fatto, calpestando i diritti dei multati. Ma possiamo davvero parlare di sicurezza, quando si utilizzano strumenti non a norma, che rischiano di trasformarsi da mezzi di prevenzione a semplici strumenti di vessazione?
Le leggi italiane parlano chiaro: senza omologazione, le multe elevate con questi dispositivi sono nulle. Eppure, l'amministrazione comunale di San Donà di Piave sembra ritenere la legge un fastidioso dettaglio, anteponendo l'incasso delle sanzioni alla correttezza e al rispetto dei cittadini.
È inaccettabile che, nel 2025, si debba ancora denunciare il comportamento di istituzioni locali che scelgono consapevolmente di ignorare la giustizia e le pronunce della Suprema Corte. La sicurezza stradale è un valore fondamentale, ma non può e non deve diventare il paravento dietro cui nascondere abusi e scorrettezze. Il tempo dei silenzi è finito: i cittadini meritano rispetto, legalità e strumenti di controllo veramente regolari. Non il far west amministrativo a cui stiamo assistendo.

Si evidenzia in cocnlusione, che il mantenimento in esercizio di dispositivi irregolari potrebbe integrare fattispecie penalmente rilevanti, quali:
Falsità materiale commessa da pubblico ufficiale (art.476 c.p.)
Omissione di atti d'ufficio (art. 328 c.p.), per non aver provveduto alla sospensione o alla disattivazione dei dispositivi non conformi;
Falso ideologico in atto pubblico (art. 479 c.p.), in relazione alla redazione di verbali basati su dati tecnicamente viziati.
Truffa (art.640 c.p.)
Non va trascurato, infine, il profilo del danno erariale: l'utilizzo sistematico di dispositivi non omologati espone il Comune a un contenzioso seriale, con potenziali condanne alle spese processuali e obblighi risarcitori in caso di annullamento dei verbali, con evidente pregiudizio per le finanze pubbliche. Alla luce di tali considerazioni, l'Associazione AltVelox ha provveduto oggi a denunciare alla procura della Repubblica di Venezia il Sindaco, Alberto Teso con il suo Dirigente di Polizia Locale ed anche il Prefetto di Venezia Darco Pellos che con il suo silenzio assenso sta permettendo tutto questo. Nella denuncia querela che ricordiamo esserci presunti reati anche perseguibili d'ufficio e che sono di carattere personale, abbiamo inteso sollecitare anche l'intervento della Corte dei Conti affinché vengano accertate eventuali responsabilità anche amministrative e contabili.
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